Rifacimento impianto idraulico: pianificazione, normativa, costi e detrazioni fiscali

di Alessandro Mezzina

impianto idraulico
Impianto idraulico

Il rifacimento dell’impianto idraulico in una casa è un intervento particolarmente invasivo, che spesso viene sottovalutato, e che non deve essere confuso con un’operazione di semplice manutenzione ordinaria

Rifare l’impianto idraulico non consiste nella semplice sostituzione dei sanitari del bagno o i termosifoni, ma significa eliminare totalmente le vecchie tubazioni e sostituirle, con tutti i sottosistemi collegati. Significa rompere in casa per fare tracce e vani. 

E dopo tanti anni di funzionamento il rifacimento dell’impianto idraulico diventa un’operazione quasi obbligata, che non andrebbe eseguita solo in caso di perdite o problemi evidenti, ma anche quando l’impianto sembra apparentemente funzionare e senza problemi. Infatti, con tubazioni che, quasi sempre, si trovano nascoste dentro le strutture dell’edificio, problemi come perdite, corrosione o inefficienze possono rimanere celati fino a diventare emergenze critiche che producono danni non solo alla propria abitazione ma anche a quelle dei vicini. Quanto spesso si sente di persone che si ritrovano con la casa allagata perché il vicino non ha provveduto alla regolare ispezione dell’impianto e a intervenire quando era il momento adatto?

Quindi rifare l’impianto idraulico è uno dei principali interventi da prendere in considerazione quando si ristruttura casa. Ma in realtà anche quando non si deve ristrutturare.

Cosa si intende per impianto idraulico? Banalmente si tratta di tutti quegli elementi impiantistici che consentono all’acqua di entrare all’interno degli edifici, venire utilizzata e poi essere allontanata dall’edificio. Ma al netto di questa definizione ovvia, è importante sottolineare che l’impianto idraulico solitamente si divide in due parti: l’impianto di riscaldamento e l’impianto di acqua sanitaria. Solitamente, perché si stanno diffondendo impianti di riscaldamento di tipo totalmente elettrico (detti VRV o VRF, oppure a infrarossi), di conseguenza questa parte dell’impianto idraulico potrebbe non essere presente in una casa.

In ogni caso, rifare l’impianto idraulico è un intervento che incide non solo sull’efficienza e sulla sicurezza dell’abitazione, ma anche sulla salute di chi la casa la vive, sul comfort e anche sul valore dell’immobile.

Siccome dell’impianto di riscaldamento abbiamo parlato in questo articolo, e sarebbe inutile ripetere concetti già approfonditi, nei prossimi paragrafi affronteremo gli aspetti salienti del rifacimento dell’impianto idraulico legato alla parte di acqua sanitaria. In sostanza, quindi, della parte di impianto idraulico che fornisce e smaltisce acqua di bagni, cucine e lavanderie.

Fare una trattazione omnicomprensiva non è possibile, ma è importante avere ben chiari alcuni aspetti, quanto si pensa al rifacimento dell’impianto idraulico di casa: dalla corretta valutazione della reale necessità di tale intervento, che vedremo essere sia legata all’età dell’immobile sia alle condizioni delle tubature esistenti, fino alla pianificazione e all’esecuzione dei lavori. Affronteremo questioni cruciali come la comprensione delle normative vigenti e l’importanza di ottenere i necessari permessi, oltre a esaminare le diverse metodologie di ristrutturazione disponibili, dalle tecniche tradizionali a quelle più innovative come il relining. Inoltre, discuteremo dettagliatamente dei costi associati e di come gestire efficacemente il budget.

Come valutare la necessità del rifacimento dell’impianto idraulico

Quando va rifatto l'impianto idraulico?
Un vecchio impianto idraulico obsoleto

La decisione di rifare un impianto idraulico non deve essere presa alla leggera. Infatti, entrano in gioco diversi fattori per determinare questa necessità. In primis, l’età della struttura gioca un ruolo fondamentale.

Le abitazioni costruite più di 20-30 anni fa spesso utilizzano materiali che ora sono considerati obsoleti o meno sicuri, come tubi in ferro o piombo. Studi hanno mostrato che la durata media delle tubature varia in base al materiale: per esempio, il Pvc può durare oltre 40 anni, mentre il rame e l’acciaio galvanizzato hanno una vita media di circa 50 anni. Gran parte del parco immobiliare italiano è stato costruito tra gli anni ’50 e ’70 del secolo scorso, e spesso non è mai stato oggetto di interventi di ristrutturazione profondi: ecco che gli impianti idraulici presenti al loro interno rappresentano un potenziale problema su cui intervenire.

Inoltre, problemi comuni come corrosione, calcificazione e usura generale possono compromettere l’integrità dell’impianto, anche se realizzati in tempi più recenti. In particolare, tubi in materiali più vecchi come il piombo possono rilasciare sostanze nocive nell’acqua, diventando un rischio per la salute. Questi materiali, una volta standard nell’edilizia, ora sono considerati inadeguati e potenzialmente pericolosi.

Cogliere i segnali dell’impianto idraulico esistente

I segnali che indicano la necessità di un intervento sono spesso chiari, ma altrettanto spesso vengono trascurati. Perdite d’acqua, anche minime, possono suggerire crepe o rotture nelle tubature. Queste perdite, se non affrontate, possono portare a danni strutturali significativi e a un aumento dei costi di riparazione. Altri segnali includono cattivi odori, che possono indicare un problema nei sistemi di scarico, e malfunzionamenti come variazioni nella pressione dell’acqua o rumori insoliti provenienti dalle tubature.

Secondo dati di associazioni di categoria, circa il 30% delle case con più di 30 anni presenta problemi significativi nell’impianto idraulico, che spesso passano inosservati fino a quando non causano danni maggiori.

A tal proposito effettuare ispezioni regolari, svolte da professionisti qualificati, è essenziale sia per mantenere l’impianto idraulico in buone condizioni sia per prevenire problemi a lungo termine che per pianificare interventi più radicali come la sostituzione dell’impianto idraulico. Queste ispezioni, infatti, permettono di identificare precocemente eventuali problemi, prima che diventino emergenze costose. Durante un’ispezione, l’idraulico può valutare la condizione delle tubature, rilevare perdite nascoste, verificare la funzionalità dei rubinetti e dei dispositivi di scarico, e assicurarsi che non ci siano ostruzioni o accumuli di sedimenti.

In conclusione, la valutazione della necessità di rifare l’impianto idraulico deve essere basata su una combinazione di fattori come l’età della casa, i materiali esistenti e i segnali che fornisce l’impianto. Le ispezioni regolari rappresentano un passo fondamentale per garantire la sicurezza, l’efficienza e la durata a lungo termine dell’impianto. Un approccio proattivo non solo può prevenire problemi seri, ma può anche tradursi in risparmi significativi e in un miglioramento della qualità dell’abitare.

Come è fatto l’impianto idraulico?

Elementi di un impianto idraulico
Attrezzi e componenti utili per realizzare un impianto idraulico

L’impianto idraulico all’interno di un’abitazione è composto da due sotto-impianti distinti: l’impianto di adduzione, responsabile di fornire l’acqua ai terminali (rubinetti, wc, lavatrici, etc), e l’impianto di scarico, responsabile di smaltire tutte le acque reflue e convogliarle verso le fognature.

La realizzazione di questi due sotto-impianti segue regole differenti e vengono utilizzati materiali differenti. Infatti, il primo contiene al suo interno acqua in pressione oltre che fredda e calda, quindi deve avere delle precise caratteristiche sia di tenuta sia di isolamento. Il secondo invece deve garantire il corretto recapito delle acque reflue per gravità e deve garantire che non vi siano reflussi (sia di materiale sia di odori) all’interno degli ambienti.

Materiali per le tubature dell’impianto idraulico

Prima di approfondire come sono realizzati gli impianti di adduzione e di scarico, vediamo brevemente quali sono i materiali utilizzati per gli impianti idraulici. Anche qui si differenziano tra impianti di carico e di scarico. In particolare, i più diffusi sono:

  1. Multistrato (carico)
  2. Rame (carico)
  3. Pvc (scarico)

Tubi in rame

L’utilizzo del rame nella produzione di tubazioni idriche per uso domestico rappresenta una scelta di lunga data nell’industria, grazie a una serie di caratteristiche tecniche e vantaggi che lo rendono particolarmente adatto a questo scopo.

Il rame è stato un materiale di fiducia in molti settori, specialmente in quello idraulico, per la sua durata e resistenza. La sua capacità di resistere a fattori esterni come alte temperature e pressioni lo rende ideale per l’impianto idrico di una casa. Inoltre, una caratteristica notevole del rame è la sua proprietà antibatterica, che aiuta a mantenere la qualità dell’acqua potabile, evitando la proliferazione di microorganismi dannosi.

Alcuni aspetti che potrebbero far preferire il rame per la realizzazione delle tubazioni dell’impianto idraulico di casa sono:

  • Resistenza e durabilità: il rame non si altera con il tempo e resiste alla pressione e all’azione degli agenti atmosferici.
  • Proprietà antimicrobiche: impedisce la crescita di microorganismi, rendendolo ideale per il trasporto di acqua potabile.
  • Conducibilità termica: con una conducibilità di 390 W(m*K), il rame è superiore ai materiali plastici, condizione essenziale per sistemi di riscaldamento efficienti.
  • Manutenzione ridotta: i tubi in rame necessitano di meno interventi manutentivi, infatti, vengono stesi a partire da rotoli e non sono necessarie giunzioni e saldature, risparmiando tempo e costi a lungo termine.
  • Riciclabilità: il rame è ecosostenibile e può essere riciclato costantemente senza perdere le sue proprietà.

Tubi in multistrato

I tubi multistrato sono ormai l’opzione più diffusa per la realizzazione degli impianti di carico, apprezzati per la loro versatilità e resistenza. Sono costituiti da strati sovrapposti di materiali polimerici (PE-X reticolato) e metallo (alluminio). Questi materiali conferiscono ai tubi multistrato resistenza alle alte temperature, flessibilità, atossicità, idoneità al trasporto di acqua potabile, leggerezza, resistenza alla corrosione e una bassa rugosità interna. Lo strato in alluminio garantisce impermeabilità all’ossigeno, flessibilità nella posa, resistenza meccanica e una dilatazione termica ridotta​​.

Gli impieghi e le classi sono definiti dalla norma UNI EN ISO 21003:

  • Classe 1: impianti di distribuzione per acqua calda sanitaria con temperatura massima di 60°C.
  • Classe 2: impianti di distribuzione per acqua calda sanitaria con temperatura massima di 70°C.
  • Classe 4: impianti di riscaldamento radiante e impianti a bassa temperatura.
  • Classe 5: impianti di riscaldamento ad alta temperatura.

La scelta delle tubazioni deve rispettare queste classi di appartenenza, in relazione alla tipologia di impianto​​.

Inoltre, bisogna fare riferimento alla normativa UNI EN ISO 15875-2, la quale specifica che i tubi multistrato sono idonei per una varietà di applicazioni, tra cui impianti idrosanitari, di riscaldamento, condizionamento e impianti industriali. I tubi multistrato multi-calor, in particolare, sono realizzati in PE-X/AI/PE-X, con una reticolazione degli strati interni ed esterni PE-Xb e sono idonei per operare a temperature fino a 70°C (continuo) con picchi di 95°C​​.

Isolamento delle tubazioni di carico

Isolamento delle tubazioni
Isolamento delle tubazioni

L’isolamento delle tubazioni dell’impianto idrico è un aspetto fondamentale per garantire l’efficienza energetica e la protezione dell’impianto stesso.

Secondo il DPR 412/93, è prescritto che le tubazioni delle reti di distribuzione dei fluidi caldi in fase liquida o vapore degli impianti termici devono essere coibentate. Questa normativa stabilisce, inoltre, che le tubazioni di distribuzione del calore devono essere progettate per assicurare un valore del rendimento medio stagionale di distribuzione compatibile con le disposizioni relative al rendimento globale medio stagionale e devono essere coibentate secondo le modalità riportate nell’allegato B al decreto​​.

L’isolamento dei tubi idraulici può essere realizzato in vari modi, a seconda degli obiettivi specifici:

  • Per prevenire il congelamento: è importante isolare i tubi che corrono attraverso spazi non riscaldati, come muri esterni, garage, soffitte non riscaldate e cavità del pavimento. Sia i tubi dell’acqua calda sia quelli dell’acqua fredda dovrebbero essere isolati per prevenire il congelamento.
  • Per ridurre i costi di riscaldamento: è necessario isolare i tubi dell’acqua calda così da ridurre la perdita di calore e abbassare i costi di riscaldamento dell’acqua.
  • Per eliminare la sudorazione e l’umidità: l’isolamento dei tubi dell’acqua fredda può prevenire la formazione di condensa e contribuire a ridurre i livelli di umidità​​.

I materiali comunemente usati per l’isolamento dei tubi includono strisce di pellicola per tubi, schiuma apposita, l’isolamento delle pareti, copri rubinetti per l’outdoor, e l’installazione di rubinetti esterni a prova di gelo. È anche importante isolare le fessure dove i tubi penetrano nei muri, per prevenire la perdita di calore e proteggere l’impianto dalle intemperie​​.

In sintesi, l’isolamento delle tubazioni è una pratica necessaria per proteggere l’impianto idrico domestico da danni causati da temperature estreme e per migliorare l’efficienza energetica dell’impianto. Seguire le normative vigenti e scegliere la tecnica di isolamento adeguata sono passi cruciali per garantire la durabilità e l’efficienza dell’impianto.

Tubi in Pvc

L’utilizzo del Pvc nelle tubazioni di scarico degli impianti idraulici domestici è lo standard, in quanto unisce praticità e conformità normativa. Questo materiale si distingue per una serie di caratteristiche che lo rendono particolarmente adatto per le tubature di scarico in contesti residenziali:

  • Leggerezza: i tubi in Pvc sono molto leggeri, facilitando il trasporto e l’installazione.
  • Resistenza alla Corrosione: presentano un’eccellente resistenza alla corrosione, soprattutto quella causata da sostanze chimiche e abrasioni.
  • Facilità di lavorazione: è possibile tagliare il Pvc in cantiere con strumenti basilari e creare tutti gli innesti possibili grazie ai numerosi pezzi speciali in produzione.

In compenso, hanno un punto debole: la resistenza alle alte temperature. Infatti, i tubi in Pvc possono dilatarsi, se esposti a temperature superiori ai 90°C. Ma i tubi di scarico domestici non hanno mai temperature così elevate: l’acqua calda raramente supera i 50°C (una doccia viene fatta a circa 40°C), quindi il Pvc è, allo stato attuale, il migliore materiale per la realizzazione degli scarichi domestici.

La normativa in cui vengono definite le caratteristiche delle tubazioni in Pvc è la UNI EN 1401-1:2019. Al suo interno, in particolare, vengono definiti alcuni aspetti quali:

  • I requisiti per tubi tecnici di raccordi e tubazioni in Pvc per fognature e scarichi interrati non in pressione.
  • Dimensioni nominali, classi di rigidità, gamme di raccordi e tubi in Pvc, e i colori raccomandati.
  • Composizione dei materiali, specificando ad esempio che le tubazioni per fognatura devono contenere un minimo del 80% di Pvc vergine.

Focus sull’impianto idraulico di adduzione: impianti a collettore e a derivazione

Abbiamo detto che l’acqua all’interno degli impianti di adduzione è in pressione. Questa pressione non deve essere eccessiva, sia per non mettere sotto stress le tubazioni, le valvole e le giunzioni, sia per evitare fastidiosi rumori. Ma allo stesso tempo non deve essere troppo bassa per consentire un flusso d’acqua abbondante e regolare. Generalmente, la pressione all’interno dei tubi deve essere compresa tra i 3 e 3,5 bar.​​ Nel caso a valle del contatore si riscontrino valori inferiori o superiori è necessario prevedere degli apparecchi appositi per regolarli.

Generalmente, si distinguono due tipi principali di impianti di adduzione dell’acqua: il sistema a collettore e quello a derivazione. Nel sistema a collettore, ogni apparecchio è collegato a un collettore che distribuisce l’acqua calda e fredda, mentre negli impianti a derivazione, i tubi dell’acqua calda e fredda corrono paralleli sotto il massetto formando un circuito con derivazioni per i vari sanitari​​.

Impianto idrico a derivazione

impianto idraulico a collettore
Impianto idraulico a collettore

L’impianto idrico in derivazione è caratterizzato da una tubazione principale che fornisce ogni utenza della casa. La derivazione avviene tramite l’uso di raccordi a “T”, consentendo di dividere l’acqua della tubazione principale in più canali. Questo tipo di impianto è comune in molte abitazioni, specialmente in quelle più vecchie o in quelle dove la semplicità di installazione è una priorità.

Vantaggi:
  • È completamente nascosto e di facile gestione.
  • Non richiede di realizzare nicchie per l’installazione di componenti vari.
Svantaggi:
  • Poca flessibilità: poiché il flusso di acqua per tutti gli apparecchi è collegato a un unico rubinetto generale, non è possibile frazionare l’impianto e chiuderlo parzialmente.
  • Le giunzioni a terra, all’interno dei massetti, lo rendono più soggetto a rotture.
  • Interventi complessi in caso di manutenzione o riparazione: spesso è necessario bloccare l’intero impianto, il che può richiedere la demolizione della pavimentazione per accedere alle tubature​​.

Impianto idrico con collettore

L’impianto idrico con collettore prevede l’installazione di un collettore idraulico a parete che funge da distributore centrale dell’acqua. Al collettore arrivano i tubi dell’acqua fredda (direttamente dal contatore) e dell’acqua calda (dal generatore). Da qui, partono tubi separati per l’acqua fredda e calda divisi per ciascuna utenza. Questo sistema è caratterizzato dall’assenza di giunti sottotraccia, con i collegamenti che avvengono direttamente dal collettore all’utenza.

Vantaggi:
  • Manutenzione semplificata: grazie all’assenza di giunzioni sottotraccia, la manutenzione ordinaria e straordinaria è più facile.
  • Controllo individuale: ogni utenza può essere sezionata singolarmente, facilitando gli interventi senza interrompere l’intero impianto.
  • Nessun giunto sottotraccia: riduce il rischio di perdite e altri problemi comuni negli impianti a derivazione.
Svantaggi:
  • Costo più elevato rispetto agli impianti in derivazione.
  • Ingombro estetico: il collettore può essere visivamente invadente, a seconda della sua posizione e dimensione​​ (anche se esistono coperchi filo-muro che si mimetizzano con la parete).

Focus sull’impianto di scarico delle acque reflue

impianto idraulico di scarico
Impianto idraulico di scarico

Tecnicamente questa parte dell’impianto idraulico è più semplice rispetto a quello di adduzione. Si tratta semplicemente di tubazioni, solitamente in Pvc, che hanno lo scopo di convogliare le acque reflue di lavabi, docce, vasche, wc, lavatrici, etc. verso il sistema fognario.

All’interno di appartamenti in condominio vengono convogliati verso le fecali condominiali, in case singole o similari direttamente al punto di consegna pubblico.

Le acque, all’interno delle tubazioni di scarico, scorrono per gravità, cioè vanno da un punto più alto a un punto più basso. Questo è vero sia per i tratti di tubazione che si trovano all’interno dei muri sia per quelli che si trovano sotto i pavimenti, all’interno dei massetti.

Questo significa che anche i tratti orizzontali devono avere una minima pendenza, solitamente intorno all’ 1% con un dislivello di 1cm ogni metro.

Questo aspetto significa che gli scarichi dei vari sanitari non si possono trovare troppo lontano dalle fecali (i tubi verticali che convogliano le acque attraverso i vari piani verso la fognatura). Infatti, sia a causa dei diametri significativi (40mm per gli scarichi normali e 80mm per quelli dei wc) sia della pendenza, questi tubi occupano molto spazio all’interno dei massetti, che però non hanno altezza infinita.

Questo aspetto porta a dover ricorrere a stratagemmi come inserire un gradino all’interno dei bagni, anche in caso di spostamento dei sanitari di pochi metri rispetto alla posizione originale, e rende quasi sempre impossibile spostare i bagni in posizione molto differente da quella originaria.

Le soluzioni per ovviare a questo problema sono: far passare le tubazioni a muro ove possibile (possibile solo nel caso in cui nel percorso tra lo scarico dei sanitari e la fecale non vi siano porte o balconi), realizzare gradini (spesso poco pratico ed esteticamente non gradevole), installare sistemi di trituratori a pressione (tipo Sanitrit) sapendo che se manca la corrente il bagno sarà inutilizzabile.

Rinnovare senza demolire l’impianto idraulico: il relining

Il relining rappresenta una metodologia innovativa per la ristrutturazione dell’impianto idraulico, particolarmente vantaggiosa in contesti dove è necessario preservare l’integrità strutturale dell’edificio. Questa tecnica consente di rifare le tubature senza demolizioni, introducendo all’interno delle tubazioni esistenti un materiale plastico che, indurendo, crea una nuova struttura interna resistente alla corrosione e all’usura​​.

Il processo include una fase preliminare di videoispezione e pulizia dei condotti, seguita dall’applicazione della resina termoplastica​​.

Confrontando il relining con i metodi tradizionali, emergono diversi vantaggi. Chiaramente il principale è che elimina la necessità di demolizioni invasive, preservando così l’integrità dell’edificio e riducendo i disagi per gli inquilini. Inoltre, questa tecnica riduce notevolmente i tempi di intervento e i costi associati, spesso risultando più economica rispetto ai metodi tradizionali. Un impianto ristrutturato con relining è garantito per almeno 50 anni, offrendo una soluzione durevole e resistente agli agenti chimici e all’usura​​.

D’altra parte, i metodi tradizionali, pur essendo più invasivi, permettono un rinnovamento completo e una maggiore personalizzazione del sistema. Possono essere preferiti in situazioni dove le tubature esistenti sono troppo danneggiate per essere ristrutturate con il relining o quando si desidera modificare l’intero layout dell’impianto idraulico.

C’è un altro aspetto da evidenziare. Le normative attuali impongono che i tubi di adduzione siano isolati: quelli in cui scorre l’acqua calda per evitare dispersioni inutili, quelli in cui scorre l’acqua fredda per evitare che si formi condensa nei massetti. Con il relining questa cosa non è possibile, poiché l’isolamento si fa ovviamente dall’esterno.

Chiaramente nessuna legge obbliga a isolare le tubazioni in caso di non sostituzione, quindi il relining in linea di principio è sempre possibile, però è opportuno anche valutare i benefici che può dare una tubazione isolata, soprattutto a lungo termine. Pertanto in tale ottica il relining del bagno forse non è la soluzione migliore ma solo un tamponamento economico in attesa di effettuare interventi più radicali. Fermo restando che il relining è utilizzabile solo in caso di non spostamento dei sanitari

Rifacimento dell’impianto idraulico del bagno: non solo tubazioni

Il bagno è spesso l’area più critica dell’impianto idraulico di una casa e dove le necessità di ristrutturazione sono più frequenti. Infatti, dalle statistiche sulle ristrutturazioni effettuate ogni anno emerge come il bagno sia l’ambiente sempre presente.

La ristrutturazione di questa zona richiede sempre particolare attenzione. Il rifacimento dell’impianto idrico nel bagno non riguarda solo la sostituzione delle tubazioni, ma coinvolge tutto ciò che troviamo al suo interno, a partire dalla demolizione del bagno esistente (pavimenti, rivestimenti, sanitari, rubinetti, etc).

Interventi Principali connessi al rifacimento dell’impianto idraulico del bagno:

  1. Demolizione e rimozione: smantellamento dei vecchi elementi del bagno, inclusi sanitari, rubinetteria, piastrelle, pavimenti e pareti, e rimozione delle tubazioni.
  2. Pianificazione e design: Prima di procedere con l’installazione, è necessario definire il nuovo layout del bagno. Questo include la posizione di lavabi, docce, vasche, wc, e la relativa collocazione delle tubature, il tutto tenendo conto in particolare del funzionamento dell’impianto di scarico.
  3. Installazione delle nuove tubature: installazione delle nuove tubature secondo il progetto. Si dovrà decidere se utilizzare un impianto a collettore o a derivazione, a seconda delle esigenze e della struttura del bagno. In questa fase, verranno impostati anche gli allacci dei nuovi apparecchi sanitari.
  4. Finiture edili: rifinitura con nuove piastrelle, pittura, e altri elementi estetici.
  5. Installazione di sanitari e rubinetteria: l’ultimo passaggio è l’installazione dei nuovi sanitari e della rubinetteria.

Le normative che regolano il rifacimento dell’impianto idraulico

Come per ogni intervento all’interno di casa, sono due le tipologie di normative che li regolano: quelle amministrative e quelle tecniche. Le prime indicano se e quali procedimenti burocratici bisogna seguire per poter realizzare i lavori, le seconde segnalano come devono essere realizzati i lavori.

I permessi necessari per rifare l’impianto idraulico di casa

In questa rubrica, abbiamo detto più volte che la normativa di riferimento per determinare i procedimenti edilizi legati all’edilizia è il Dpr 380/2001 (Testo Unico dell’Edilizia). Anche nel caso di rifacimento dell’impianto idraulico di casa dobbiamo fare riferimento a questo testo.

La buona notizia è che non è necessario ottenere nessuna autorizzazione. La cattiva notizia è che va comunque presentata una pratica edilizia. Infatti, il rifacimento dell’impianto idraulico rientra tra le opere di manutenzione straordinaria leggera che richiedono la presentazione di una Cila (Comunicazione di Inizio Lavori Asseverata). In ogni caso, questa pratica edilizia è la più semplice che abbiamo in Italia, però deve essere obbligatoriamente asseverata da un tecnico abilitato (architetto, ingegnere o geometra).

Chiaramente è necessario presentare questa pratica edilizia solo se l’impianto viene rifatto completamente oppure ne viene rifatta una parte significativa (come può essere il rifacimento di un bagno). Per sostituzioni parziali e limitate non è richiesto nessun procedimento edilizio, così come per la normale manutenzione o riparazione.

Oltre alla pratica edilizia è necessario un adempimento fondamentale da fare a fine lavori: l’installatore deve produrre e fornire la Dichiarazione di Conformità dell’impianto. Questo documento attesta che l’impianto è stato realizzato seguendo la norma tecnica in vigore e utilizzando materiali adeguati. La dichiarazione di conformità è disciplinata dal Dm 37/2008, è obbligatoria e può essere rilasciata solo da installatori qualificati. Come per tutti gli impianti il fai da te non è certificabile e quindi rappresenta un rischio perché introduce un elemento di difformità nell’immobile.

Normative tecniche

Il come deve essere rifatto l’impianto idraulico viene definito dalle normative tecniche. E, sebbene non si tratti di una norma tecnica in senso stretto, la prima a cui fare riferimento è il già citato Dm 37/2008: al suo interno sono stabiliti criteri specifici per la progettazione, l’installazione e la manutenzione degli impianti tecnici negli edifici, inclusi quelli idraulici. Questo decreto enfatizza l’importanza della qualificazione dei professionisti che eseguono i lavori e della dichiarazione di conformità dell’impianto, che attesta il rispetto delle norme tecniche vigenti.

Al suo interno è anche riportato che gli impianti devono essere realizzati nel rispetto della normativa tecnica di settore. In Italia, le norme tecniche sono le cosiddette UNI (Ente Nazionale Italiano di Unificazione) e forniscono linee guida dettagliate sulla realizzazione degli impianti, segnalando aspetti come i materiali da utilizzare, le modalità di installazione e i controlli di sicurezza. Per quanto riguarda la realizzazione di impianti idraulici la principale è la UNI 9182, che stabilisce i requisiti per la progettazione e l’esecuzione degli impianti idraulici in termini di materiali, pendenze, diametri e ventilazione.

Costo dell’impianto idraulico e detrazioni fiscali

Rifacimento impianto idraulico
Rifacimento impianto idraulico

Quando si ristruttura una casa gli impianti rappresentano un costo sempre più significativo. Infatti, si stanno trasformando in sistemi complessi che consentono un maggiore comfort per gli inquilini. Anche l’impianto idraulico sta diventando sempre più raffinato, ma tra tutti gli impianti è oggettivamente quello che solitamente costa di meno.

Però quello che influisce in modo determinante nei costi di rifacimento di un impianto idraulico sono i costi connessi – demolizioni e rifacimenti di pavimenti, massetti, rivestimenti, sanitari, etc – che incidono in modo significativo sul costo complessivo di questa opera, arrivando a superare di molto il costo dell’impianto.

Chiaramente il costo delle opere dipende in modo cruciale dalle quantità, però in linea di massima possiamo dare uno schema dei costi.

Demolizioni e smaltimenti

  • intonaco e piastrelle dalle pareti dai 15€ ai 20€ al metro quadrato.
  • pavimento e massetti dai 25€ ai 35€ al metro quadrato.
  • tubazioni, sanitari e rubinetterie dovrai spendere circa 50€ a sanitario.

Nuovo impianto idraulico

  • Linee di carico e scarico di ogni apparecchio da 150€ a 250€ a punto.
  • Collettore da 200€ a 300€.
  • Assistenze murarie da 400€ a 1.000€.

Opere edili

  • Il massetto va dai 20€ ai 35€ al metro quadrato;
  • L’intonaco va da 20€ ai 30€ al metro quadrato.

Finiture

  • Pavimenti e rivestimenti: posa in opera dai 30€ ai 35€ al metro quadrato; fornitura materiali dai 20€ ai 50€ al metro quadrato;
  • Sanitari dai 150€ ai 400€ a pezzo (per mobili-lavabo di design anche molto oltre);
  • Rubinetteria dai 50€ ai 150€ a pezzo;
  • Pitturazione tra i 6€ al metro quadro e i 12€ al metro quadrato.

Detrazioni Fiscali per il rifacimento dell’impianto idraulico

Anche per il rifacimento dell’impianto idraulico è possibile usufruire delle detrazioni fiscali. In particolare, fino al 31 dicembre 2024, è possibile usufruire della Bonus Ristrutturazioni, che dà diritto a una detrazione del 50% delle spese sostenute fino a un massimo di 96.000 euro complessivi (comprensivi di iva e spese tecniche), da ripartire in 10 anni. Quindi la detrazione complessiva è pari a 48.000€. Evidenziamo come il massimale è molto superiore ai costi generici dei lavori di rifacimento dell’impianto idraulico.

Allo stato attuale dall’1 gennaio 2025 tale detrazione non scomparirà ma verrà ridotta al 36% su una spesa massima di 48.000€, ma da parecchi anni la versione “potenziata” viene rinnovata con le leggi di bilancio di fine anno.

Alessandro Mezzina

Architetto e autore di www.ristrutturazionepratica.it

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