Rivoluzioni dal basso
Realizzabili in vari materiali e con diverse finiture, i pavimenti sono elementi architettonici strettamente correlati alla funzionalità e al comfort domestico
Lungi da essere semplici passerelle, i pavimenti recitano un ruolo di primo piano nel contesto abitativo. Oltre a caratterizzare l’estetica degli ambienti, creano una distribuzione visiva immediatamente riconoscibile. Se utilizzare in tutta la casa un unico pavimento consente di dilatare visivamente la dimensione degli spazi, poiché non si hanno punti di riferimento a terra, far dialogare pavimenti di diverse tipologie permette di risaltare i contorni e le differenze tra gli ambienti. Oggi, «soprattutto nelle ristrutturazioni di interni, con le dovute attenzioni nella posa e nei trattamenti della superficie, ogni materiale può essere utilizzato in tutte le zone della casa – sottolinea l’architetto Marta Cammarano di Officine Norma –. Ciò, tenendo a mente che soluzioni come parquet, cementina o cotto sono maggiormente sottoposte a cambiamenti nel tempo, rispetto ad esempio al gres, in quanto porosi». Consideriamo allora le principali caratteristiche dei materiali usati nei progetti di ristrutturazione che andremo a esaminare nelle pagine successive.
Legno. Accessibili in una vasta gamma di essenze e di tipologie, i pavimenti in legno coniugano il prestigio estetico con il calore visivo e tattile (quest’ultimo di primaria importanza quando, ad esempio, si predilige camminare a piedi scalzi). Si tratta di un materiale funzionale che può essere posato ovunque, ma morbido e per questo tendente a rigarsi e deteriorarsi più facilmente, soprattutto se utilizzato in ambienti “a rischio” come la cucina o il bagno. Inoltre, perdite d’acqua di una certa importanza potrebbero far imbarcare il pavimento, per quanto sottoposto a trattamenti idrorepellenti.
Gres. Si tratta di «un materiale duro, igienico, dotato a volte di film antibatterico, ma più freddo al tatto rispetto al legno e, se non è in pasta a tutta massa, quando si riga mostra il bianco della piastrella sottostante», evidenzia l’architetto Paola Oliva dello studio Brain Factory. A differenza del parquet o di altri materiali come il microcemento o la resina, inoltre, la fuga resta visibile (2 millimetri il limite minimo in edilizia) e, se si opta per il grande formato, «occorre rimuovere il pavimento sottostante – che deve essere perfettamente livellato – per poi posare il gres direttamente sul massetto», conclude l’architetto.
Ferro. Dalla forte identità materica, il ferro consente di raggiungere risultati di elevato comfort e valore estetico. Come afferma Jacopo Bracco, architetto e cofondatore dello studio Blaarchitettura, «una qualità di questo materiale – similmente al legno o al microcemento, a differenza di altre soluzioni come il gres – è di mantenere intatta la sua bellezza pur subendo la trasformazione del tempo. Inoltre, può essere posato come un pavimento plastico flottante o un parquet, senza per forza essere incollato». Di contro, le lastre in metallo subiscono l’umidità e l’acqua, anche se trattate con cere idrorepellenti, e non sono la scelta ideale per ambienti come il bagno.
Articolo pubblicato su 100 Idee per Ristrutturare marzo 2020
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