Soluzioni efficaci per l’isolamento termico della casa: focus sulle pareti esterne

di Alessandro Mezzina

isolamento termico della casa: focus sulle pareti esterne
L'applicazione di un cappotto termico sulle pareti esterne di un edificio.

Realizzare l’isolamento termico della casa significa intervenire attivamente per ridurre dispersioni e consumi, aumentando al contempo comfort e valore dell’immobile. In questo intervento le pareti esterne sono sicuramente l’elemento più importante: spesso prive di adeguata coibentazione negli edifici esistenti, intervenire sta diventando quasi obbligatorio. In questo articolo faremo un focus su tecnologie di isolamento in edifici esistenti, materiali principali a seconda dell’applicazione e detrazioni fiscali. E vedremo le spiacevoli problematiche che possono insorgere se non si prendono i giusti accorgimenti

Da alcuni anni ormai le nuove costruzioni sono progettate dall’inizio per raggiungere elevati standard di efficienza energetica. Tuttavia, come evidenziato dalla direttiva Case Green, il problema sono le abitazioni esistenti, costruite in epoche in cui la normativa sull’efficienza energetica e l’isolamento termico era molto meno stringente rispetto a oggi (se non inesistente). Abbiamo già detto nello scorso articolo che un coretto processo di efficientamento energetico parte dall’isolamento termico della casa, e solo in un secondo momento arriva a interessare gli impianti.

Intervenire sull’isolamento termico della casa significa operare sostanzialmente su tre elementi: le pareti, i solai, gli infissi. Cioè gli elementi che costituiscono il cosiddetto involucro dell’abitazione. In questo articolo, ci concentreremo sull’elemento più importante dell’involucro edilizio: le pareti.

La maggior parte delle pareti esterne delle case esistenti non è isolata o ha scarso isolamento: efficientarle significa migliorare in modo significativo il comfort indoor e ottenere un vantaggio tangibile in termini di costi di riscaldamento e raffrescamento. Ma bisogna farlo con le tecnologie giuste e prendendo i giusti accorgimenti. Il rischio è di ritrovarsi come molti “figli del superbonus” che hanno cappotti termici che cadono a un soffio del vento o si ritrovano la casa piena di muffa perché non è stata prevista un’adeguata ventilazione.

Perché l’isolamento termico della casa è importante negli edifici esistenti

La direttiva Case Green ha evidenziato come il settore edilizio (residenziale + terziario) nell’Unione Europea sia responsabile di circa il 40% del consumo energetico complessivo e di oltre il 35% delle emissioni di gas serra. All’interno di questa quota, le case e gli appartamenti incidono per circa il 25-27% del consumo energetico totale.

La conseguenza di questa analisi è che entro pochi anni tutti gli stati membri dovranno diminuire i consumi delle abitazioni in modo significativo. In un altro articolo, abbiamo evidenziato come, in Italia, a partire dal 2025 e nel giro di meno di dieci anni, bisognerà intervenire su circa cinque milioni di abitazioni. E dovremo farlo a partire dall’isolamento.

Ma perché isolare casa è così importante?

Il patrimonio edilizio italiano – e di quasi tutti gli altri Paesi europei – è costituito prevalentemente da fabbricati costruiti parecchi decenni fa. Fino a una trentina d’anni or sono, l’isolamento termico della casa non veniva considerato molto importante: c’erano meno conoscenze, l’inquinamento e le sue conseguenze non erano un problema come oggi e in inverno bastava tenere acceso il riscaldamento a oltranza per non soffrire il freddo. Per questo motivo, molte case si trovano ad avere pareti con scarsa o addirittura nulla coibentazione.

L’isolamento termico della casa diventa quindi il punto di partenza fondamentale di ogni strategia di riqualificazione energetica: un edificio che disperde meno calore in inverno e mantiene più freschi gli ambienti in estate, necessita di una minor quantità di energia primaria per raggiungere temperature confortevoli. Di conseguenza, gli impianti devono stare accesi meno ore, anche impianti relativamente obsoleti potrebbero non consumare più tanto, così da abbattere sia l’impatto ambientale sia la spesa in bolletta.

I benefici di intervenire sul miglioramento dell’involucro opaco di una casa esistente riguardano principalmente:

  • la riduzione dei consumi energetici (riscaldamento invernale e raffrescamento estivo);
  • l’aumento del comfort abitativo (temperature più uniformi, assenza di correnti fredde e di ponti termici);
  • l’eventuale accesso a incentivi o detrazioni fiscali previsti dalle normative vigenti;
  • l’incremento del valore immobiliare, poiché un edificio energeticamente efficiente è più appetibile sul mercato.

Nei prossimi paragrafi, cercheremo di capire come funzioni davvero la coibentazione casa e quali soluzioni siano più adatte a seconda delle caratteristiche costruttive dell’edificio.

Faremo una panoramica delle principali tecniche di coibentazione delle pareti, illustrando vantaggi, svantaggi, materiali e modalità di installazione. Tutti aspetti che chiunque si appresti a ristrutturare casa deve conoscere per fare scelte consapevoli.

Ma prima di iniziare è importante spendere due parole sull’involucro opaco, che ci torneranno utili anche quando parleremo di isolamento delle coperture.

Che cos’è l’involucro opaco

Involucro opaco: una definizione centrale per l'isolamento termico della casa

Nell’edilizia, con il termine “involucro opaco” si indicano quegli elementi che delimitano lo spazio abitato verso l’esterno e che non sono trasparenti, a differenza delle superfici vetrate (come porte-finestre o lucernari). L’involucro opaco pertanto comprende principalmente:

  • le pareti esterne dell’edificio;
  • le pareti dell’edificio verso zone non riscaldate (un androne ad esempio);
  • i solai controterra (pavimenti a contatto con il terreno) o i solai verso locali non riscaldati (cantine, garage, sottotetti);
  • le coperture (i tetti).

Questi elementi svolgono un ruolo cruciale nella protezione dell’interno dagli agenti atmosferici e dalle variazioni climatiche esterne. È attraverso l’involucro opaco che si registrano le principali dispersioni termiche in inverno e i maggiori apporti di calore in estate.

All’interno dell’involucro opaco, le pareti costituiscono spesso la quota più consistente di superficie esposta verso l’esterno. Proprio per questo motivo, intervenire sulle pareti esterne diventa uno dei modi più efficaci per isolare termicamente casa.

Trasmittanza termica

Il parametro chiave per valutare le prestazioni di una parete è la trasmittanza termica (indicata con il simbolo U e misurata in W/m²K). Tale parametro misura il flusso di calore che attraversa una specifica struttura (parete, finestra, tetto, ecc.) per ogni metro quadrato di superficie, ed è determinato dalle caratteristiche e dagli spessori dei vari materiali che la compongono.

Più basso è il valore di U, migliore è la capacità isolante di quel particolare pacchetto murario. Per molti edifici costruiti in epoche passate, il valore di trasmittanza delle pareti esterne è piuttosto elevato, il che si traduce in dispersioni termiche significative.

Qui sotto, vediamo una tabella con dati statistici relativi alla trasmittanza termica media delle pareti nelle varie zone climatiche, per i periodi all’interno di cui rientra quasi la totalità degli edifici italiani:

Zona climaticaValore medio Tramittanza (W/m²K)
Pre-19761976 – 19911991 – 2005
Zona A/B2,0 – 2,51,8 – 2,21,6 – 2,0
Zona C1,8 – 2,41,6 – 2,01,4 – 1,8
Zona D1,6 – 2,11,4 – 1,81,2 – 1,6
Zona E1,5 – 2,01,3 – 1,71,1 – 1,4
Zona F1,4 – 1,91,2 – 1,61,0 – 1,3

E questa è la tabella con i limiti in vigore dal 2021 in caso di nuova costruzione o ristrutturazione:

Zona ClimaticaValore U max (W/m²K)
Zona A/B0,40
Zona C0,36
Zona D0,30
Zona E0,28
Zona F0,26

(nb: la zona A è la più calda e la zona F è la più fredda)

Le differenze sono notevoli ed è facile immaginare che incidenza sui consumi possa avere far passare la trasmittanza di una parete da 2 a 0,28 (zona E).

Ma se raggiungere tali valori su un edificio nuovo è relativamente semplice perché è possibile prevedere in fase progettuale pacchetti costruttivi adatti, farlo sugli edifici esistenti è più complesso, perché non è possibile demolire le pareti e rifarle ex novo: il costo non varrebbe quasi mai l’investimento. Ci sono delle specifiche tecnologie per intervenire sugli edifici esistenti, la più conosciuta è senza dubbio il cappotto termico esterno. Ma non è l’unica e in molti casi non è applicabile: si pensi a un condominio in cui un singolo condomino vuole isolare casa. Non può farlo con il cappotto esterno. Approfondiamo.

Tecniche di coibentazione dell’involucro opaco

Quando si interviene su un edificio esistente, esistono sostanzialmente tre modi per migliorare l’isolamento termico della casa:

  • cappotto termico esterno;
  • cappotto termico interno;
  • insufflaggio (isolamento in intercapedine).

Cappotto termico esterno

Cappotto termico esterno per l'isolamento termico della casa
Un cappotto termico esterno per l’isolamento termico della casa con un muro in mattoni,

Il cappotto termico esterno è probabilmente la soluzione più nota e diffusa per l’isolamento termico della casa. Si tratta di un sistema di coibentazione in cui pannelli isolanti di vario spessore e materiali vengono applicati sul lato esterno delle pareti, fissati sia meccanicamente che con colle specifiche, e poi rifiniti con rasature e intonaci di protezione.

In realtà, esistono molte varianti di questa tipologia di isolamento: dalla possibilità di creare pareti ventilate a quella di applicare rivestimenti di vario tipo (gres porcellanato, legno, metallo, pietra, etc). Però tipicamente, su edifici esistenti rifiniti con intonaco, si mantiene la stessa finitura.

Vantaggi e possibili limitazioni

Oltre all’ovvio vantaggio di isolare casa, i principali vantaggi di un cappotto termico esterno per l’isolamento termico della casa sono:

  • riduzione efficace dei ponti termici (ad esempio in corrispondenza dei pilastri in cemento armato o dei balconi);
  • maggiore protezione dell’edificio dagli agenti atmosferici (pioggia, vento, sbalzi di temperatura);
  • aumento della massa termica in grado di accumulare calore (se la parete interna è massiva), con beneficio per il comfort estivo.

Per quest’ultimo beneficio, bisogna evidenziare che vi sono alcuni isolanti maggiormente efficaci rispetto ad altri (quelli con massa maggiore in sostanza) e che le relative soluzioni vanno studiate anche in funzione della zona climatica. Ne faremo un accenno a breve quando parleremo dei materiali isolanti.

Il cappotto termico esterno però ha anche dei limiti:

  • richiede l’accessibilità  e la disponibilità alle facciate esterne, il che può essere un problema in centro storico, in edifici vincolati e naturalmente in condominio;
  • necessità uno spessore esterno aggiuntivo (solitamente ≥ 10 cm per raggiungere risultati apprezzabili), cosa che può creare problemi di restringimento di terrazzi, di occupazione di suolo pubblico (edifici che prospettano direttamente sui marciapiedi) o per vincoli urbanistici;
  • il costo iniziale è relativamente elevato, da considerare però come un investimento a medio-lungo termine.

Muffe e ponti termici

Su questi aspetti c’è da fare un piccolo approfondimento perché il cappotto termico, soprattutto per quanto riguarda le muffe, può avere ricadute positive tanto quanto negative.

Il cappotto termico esterno, se realizzato bene, va sistematicamente a eliminare i ponti termici: porzioni della parete in cui la dispersione è maggiore, solitamente per la presenza di elementi strutturali (come pilastri ad esempio).

Queste zone sono quelle dove più facilmente si formano le muffe all’interno degli edifici. Quindi il cappotto termico agisce attivamente sulla riduzione delle muffe, ove ce ne siano.

Però potrebbe anche causarne la comparsa dove non ci sono o incrementarle: infatti, il cappotto, a seconda del materiale utilizzato, potrebbe diminuire significativamente la cosiddetta “traspirabilità” della parete, cioè la sua capacità di accumulare umidità interna nel periodo invernale ed espellerla verso l’esterno nel periodo estivo.

Se l’isolante è di tipo plastico (come il più diffuso, l’EPS), questo costituisce una vera e propria barriera all’espulsione dell’umidità (è come mettersi un cappotto di plastica per intenderci). Pertanto l’umidità non trova sfogo e crea le condizioni ideali per la formazione di muffe.

Se a ciò aggiungiamo che solitamente col cappotto si sostituiscono anche gli infissi, installandone di molto performanti ma che sigillano la casa (niente più spifferi), ecco che le muffe sono quasi certificate.

A meno di non integrare impianti di ventilazione meccanica controllata e/o di deumidificazione.

Cappotto termico interno

cappotto termico interno per l'isolamento dell'involucro verticale
Cappotto termico interno per l’isolamento dell’involucro verticale.

Quando, per ragioni architettoniche, urbanistiche o condominiali, non è possibile intervenire sull’esterno, un’alternativa è il cappotto termico interno. In questo caso, la posa dei pannelli isolanti avviene all’interno dell’abitazione, a contatto con la faccia interna della muratura perimetrale.

Il cappotto termico interno spesso è la soluzione migliore per l’isolamento termico della casa all’interno dei condomini, quando l’assemblea condominiale non riesce a deliberare un intervento di isolamento termico a cappotto esterno. Il cappotto interno, infatti, intervenendo sulle parti private della casa, è sempre possibile.

D’altro canto comporta una perdita di spazio interno all’abitazione: l’isolante ha uno spessore e oltre a questo va aggiunto quello dello strato di finitura interno, che sia un cartongesso o una tavella di laterizio.

Per questo motivo spesso, per realizzare il cappotto termico interno, vengono utilizzati pannelli a basso spessore e ad alte prestazioni, come quelli in silicato di calcio, in fibra di legno, in perlite, o pannelli con tecnologia aerogel. Questi sistemi, se correttamente installati, possono offrire un buon comfort termico, pur riducendo al minimo la perdita di superficie interna. Di contro questi materiali hanno un costo notevolmente superiore rispetto agli isolanti più diffusi.

La tecnica più comune per il cappotto termico interno è realizzare una controparete isolata: si parte con la posa di un telaio metallico fissato alla muratura e il successivo inserimento del materiale isolante, completando il tutto con una lastra di finitura in cartongesso. Questo sistema crea un’intercapedine che può funzionare anche per il passaggio degli impianti.

Gestione dell’umidità e prevenzione muffe

Uno degli aspetti più delicati del cappotto termico interno è la gestione del vapore acqueo. Se la parete non è progettata correttamente, si possono creare fenomeni di condensa interstiziale all’interno del pacchetto, con conseguente formazione di muffe.

Per ridurre tali rischi, occorre usare materiali che garantiscano una sufficiente traspirabilità oppure prevedere barriere al vapore nel punto giusto, in base al calcolo termoigrometrico. Inoltre, la corretta sigillatura dei giunti e la continuità dell’isolamento agli spigoli sono fondamentali per prevenire la formazione di muffe nelle zone “fredde”.

Insufflaggio delle pareti

insufflaggio delle pareti: un'alternativa per l'isolamento termico della casa

Chiudiamo parlando dell’insufflaggio: una tecnica di isolamento detta anche in intercapedine perché consiste nell’immettere materiale isolante sfuso o in fiocchi all’interno dell’intercapedine presente tra la parete interna e quella esterna di un edificio. È un sistema relativamente veloce e meno invasivo rispetto al cappotto, poiché si interviene di solito solo praticando dei fori nel paramento murario, poi richiusi con malta o stucco.

Come funziona l’insufflaggio in un edificio esistente

Molte abitazioni degli anni ‘60-’80 hanno una muratura esterna denominata “a cassa vuota” (o a cassetta): composta cioè da un paramento esterno e uno interno separati da una intercapedine d’aria (da pochi centimetri fino a 14-15). Riempendo questo vuoto con materiale coibente, si migliora notevolmente la resistenza termica della parete, riducendo le dispersioni.

I materiali utilizzati per l’insufflaggio sono relativamente pochi: 

  • cellulosa in fiocchi: materiale naturale, buon rapporto qualità-prezzo, buona traspirabilità. Solitamente presenta anche una buona massa volumica, quindi è efficace anche per l’isolamento estivo;
  • lana di vetro o di roccia in fiocchi: resistenti al fuoco, durature, con caratteristiche di fonoassorbimento;
  • EPS in granuli: polistirene espanso (lo stesso usato per il cappotto esterno) in palline, leggero e con buona capacità isolante;
  • schiume poliuretaniche: elevato potere isolante, ma possono essere meno traspiranti e più complesse da rimuovere in caso di necessità di manutenzione.

Pro e contro dell’insufflaggio

L’insufflaggio è un intervento che presenta alcune caratteristiche che lo rendono unico e conveniente:

  • intervento relativamente rapido che in alcuni casi può essere completato in un paio di giorni;
  • costi generalmente inferiori rispetto a un cappotto termico;
  • non richiede opere invasive o modifiche alla facciata (di solito si interviene dall’interno).

Ci sono però alcune importanti controindicazioni che è necessario valutare, soprattutto in sede di analisi rapporto qualità/prezzo:

  • non sempre si riescono a ottenere elevate prestazioni di isolamento: tutto dipende dallo spessore dell’intercapedine, che può essere ridotto o non uniforme;
  • rischio di formazione di sacche d’aria o di zone con differenti prestazioni termoisolanti se l’intercapedine non è continua (un problema in cui si può incappare è che nelle intercapedini sia presente del materiale di risulta buttato in sede di realizzazione dell’edificio);
  • non elimina i ponti termici in corrispondenza di pilastri o travi. Anzi li amplifica, accentuando così la possibilità di formazione di muffe.

Quindi, sebbene l’isolamento in intercapedine sia una soluzione con molto potenziale, prima di procedere va valutata attentamente, possibilmente con l’ausilio di tecnici esperti.

Materiali per l’isolamento termico della casa

La scelta del materiale isolante influenza in modo determinante le prestazioni termiche, la salubrità interna e la durata di qualsiasi intervento sulle pareti. Le caratteristiche dei materiali isolanti sono varie: oltre alla conducibilità termica (λ), che determina la capacità di un pannello di ridurre il passaggio di calore (influenza direttamente la trasmittanza di cui abbiamo già parlato), anche l’igroscopicità e la densità risultano importanti: la prima incide sulla traspirazione del vapore (e quindi sulla prevenzione di muffe), mentre la seconda influisce sulle proprietà di isolamento estivo e sulla resistenza meccanica. In linea generale, si possono distinguere:

  • isolanti artificiali, come il polistirene o il poliuretano, ricavati dalla trasformazione chimica del petrolio e caratterizzati da prestazioni termiche molto elevate;
  • isolanti minerali, come lana di roccia o di vetro, dotati di buone caratteristiche fonoassorbenti e resistenti al fuoco;
  • isolanti naturali, come fibra di legno o sughero, preferiti nell’ambito della bioedilizia per l’impatto ambientale ridotto e la buona traspirabilità.

Per valutare con maggiore precisione quale materiale si adatti meglio alle proprie esigenze, è consigliabile tenere in considerazione lo spessore a disposizione e quello necessario per raggiungere la trasmittanza desiderata, la gestione dell’umidità in parete e la resistenza ai carichi, senza dimenticare che ogni soluzione risulta più o meno indicata a seconda del contesto (cappotto esterno, cappotto interno, intercapedini, ecc.). In presenza di ambienti molto umidi o soggetti a sbalzi termici, è opportuno pianificare anche la ventilazione e adottare materiali o sistemi di posa che scongiurino il rischio di condense.

Il mondo dei materiali per isolare termicamente casa è vasto e, sebbene strettamente legato all’argomento del presente articolo, non abbiamo spazio per approfondire. Però abbiamo già pubblicato un articolo in cui trattiamo in modo esaustivo proprio questo argomento, a cui rimandiamo per i necessari approfondimenti: Isolamento termico.

Detrazioni fiscali legate all’isolamento termico della casa

Gli interventi di isolamento termico della casa rientrano tra quelli che beneficiano delle detrazioni fiscali, in quanto rientrano tra quelli di efficientamento energetico. Però ci sono delle condizioni da rispettare, per poter usufruire di queste detrazioni fiscali.

Cominciamo col dire che nel contesto italiano, sono disponibili diverse detrazioni fiscali per lavori di efficientamento energetico. In particolare possiamo individuarne due:

  • Ecobonus: la detrazione specificamente pensata per tutti gli interventi di efficientamento energetico;
  • Bonus Casa: la detrazione pensata per interventi di ristrutturazione generiche, ma che possono comprendere anche interventi di isolamento termico della casa.

Non è scopo di questo articolo fare un compendio delle detrazioni fiscali, ma approfondiamo brevemente quali sono i principali termini di queste detrazioni.

Ecobonus per l’isolamento termico delle pareti

L’Ecobonus prevede una misura che si chiama “Interventi sull’involucro degli edifici per riduzione della trasmittanza termica (L. 296/2006, art.1, comma 345)”.

È la misura pensata per tutti gli interventi di efficientamento energetico che riguardano il miglioramento dell’involucro. Quindi riguarda opere su:

  • strutture opache verticali (muri);
  • strutture opache orizzontali (coperture e pavimenti);
  • finestre comprensive di infissi.

In questo articolo, stiamo parlando di strutture opache verticali, ma la maggior parte di quanto stiamo per vedere vale per tutte tre le categorie di opere dell’elenco precedente.

A partire dal 2025, la percentuale di detrazione per queste opere è pari al 50% se si sta intervenendo sulla prima casa e al 36% se si sta intervenendo su seconde case o immobili di altro tipo.

Dal 2026, le percentuali saranno più restrittive: 36% per l’abitazione principale e 30% negli altri casi.

Il limite di detrazione per questi interventi è abbastanza elevato: 60.000€. Attenzione che questo è il limite di detrazione e non di spesa, che quindi risulta superiore e varia a seconda della percentuale di detrazione.

Requisiti tecnici per usufruire dell’Ecobonus per l’isolamento termico della casa

Come abbiamo già detto, il parametro fisico che determina quanto una parete isola è la trasmittanza termica U: più è basso il valore più la parete è performante.

Come abbiamo visto sopra, la normativa sul contenimento dei consumi energetici fornisce i valori limite di trasmittanza divisi per zone climatiche. Quelli che abbiamo riportato sono i valori minimi da rispettare per essere a norma, ma per usufruire delle detrazioni fiscali bisogna rispettare dei valori ancora più stringenti, determinati dall’Allegato E al DM Efficienza Energetica del 2020:

Zona climaticaAllegato B DM Requisiti Minimi 2015 (da 2021)Allegato E DM Efficienza Energetica 2020
U (W/m2K)U (W/m2K)
A e B0,40 W/m2K0,38 W/m2K
C0,36 W/m2K0,30 W/m2K
D0,32 W/m2K0,26 W/m2K
E0,28 W/m2K0,23 W/m2K
F0,26 W/m2K0,22 W/m2K
Senza contributo ponti termici

Come è possibile vendere, sotto la colonna dei valori di trasmittanza per accedere all’Ecobonus c’è una nota: senza contributo dei ponti termici. Si tratta di un concetto un po’ complesso ma cerchiamo di capirlo.

  • Nel caso della normativa che si applica per i calcoli energetici (prima colonna), la trasmittanza della parete viene considerata complessiva, mediando la trasmittanza di tutte le stratigrafie che la compongono. Se in una parete ci sono dei pilastri, quella porzione avrà una trasmittanza differente che andrà considerata. In questo caso, la trasmittanza complessiva sarà peggiore rispetto a quella delle parti senza pilastro (che possono essere pienamente isolate). E ogni parete avrà una trasmittanza differente;
  • Nel caso delle detrazioni fiscali tutti questi ragionamenti non servono: si prende la trasmittanza della parete utilizzando la sola parte “isolata”, senza considerare eventuali pilastri. In questo caso, tutte le pareti esterne potrebbero avere la stessa trasmittanza (se hanno gli stessi pacchetti isolanti naturalmente).

Quindi i limiti più restrittivi hanno un senso.

Però sono obbligatori: se con l’isolamento (cappotto esterno, interno o insufflaggio) la tua parete non raggiunge quei valori, l’intervento non è detraibile. Problema che potrebbe verificarsi particolarmente con il capotto interno o l’insufflaggio.

Bonus ristrutturazioni e isolamento termico delle pareti

Il Bonus ristrutturazioni (o bonus casa) abbiamo detto che serve quando si ristruttura effettivamente casa, quindi comprende un più vasto elenco di lavorazioni rispetto all’Ecobonus.

Prima di affrontare gli aspetti tecnici vediamo gli aspetti economici.

Le percentuali di detrazioni sono identiche a quelle dell’Ecobonus: per il 2025 si può detrarre il 50% per la prima casa e il 36% per le seconde case (no immobili strumentali). Per il 2026 e 2027, si potrà detrarre il 36% per la prima casa e il 30% per le seconde case.

Il limite di spesa (e non di detrazione) su cui calcolare tali massimali sono 96.000€. Quindi per il 2025 in caso di prima casa, la detrazione massima è 96.000€*50%=48.000€.

Requisiti tecnici da rispettare per sfruttare il Bonus ristrutturazioni

Anche il Bonus ristrutturazioni è diviso in sottomisure: a differenza dell’Ecobonus ogni sottomisura non ha un massimale autonomo ma condividono lo stesso massimale complessivo.

Le misure che interessano il nostro caso sono due:

  1. Gli interventi di manutenzione straordinaria, restauro e risanamento conservativo e ristrutturazione edilizia.
  2. Interventi di risparmio energetico. Siccome la descrizione è molto generica si fa riferimento all’elenco preso dal d.m. 15 febbraio 1992. In cui troviamo:
    • Opere di coibentazione dell’involucro edilizio che consentano un contenimento del fabbisogno energetico necessario per la climatizzazione di almeno il 10%.

Nel caso in cui, l’unico intervento previsto è l’isolamento delle pareti esterne, bisogna fare riferimento al secondo caso. In questo caso, c’è un doppio requisito da rispettare. Quello della prima colonna della tabella che abbiamo visto per l’Ecobonus (obbligatorio per le norme sull’efficientamento energetico) e il fatto che l’intervento consenta un contenimento del fabbisogno energetico del 10%.

Questo aspetto dovrà essere certificato in un’apposita relazione di calcolo da allegare al progetto (relazione di contenimento dei consumi energetici).

Se invece l’intervento di isolamento rientra in un più ampio novero di interventi di ristrutturazioni della casa, si può far rientrare nella prima misura e non esiste l’obbligo di certificare la diminuzione del fabbisogno energetico del 10%. E in linea di principio nemmeno il rispetto della trasmittanza di legge delle tabelle che abbiamo visto.

Errori comuni da evitare quando si affronta l’isolamento termico della casa

isolamento termico della casa e muffe

Per concludere poniamo il focus su alcuni aspetti tecnici delicati quando si vuole fare un miglioramento dell’isolamento delle pareti. Sono aspetti a cui abbiamo già accennato nei paragrafi precedenti ma che è meglio rendere ancora più chiari

Scarsa ventilazione e formazione di muffe

Il nome cappotto termico rappresenta molto bene quello che si sta facendo all’edificio: come noi ci mettiamo un cappotto pesante quando fa freddo, lo stesso si fa con gli edifici. Solo che noi, quando la temperatura cambia, il cappotto lo togliamo e quindi eventuale calore e umidità in eccesso al rilasciamo nell’ambiente. Per una casa questa cosa non si può fare: il cappotto rimane in tutte le stagioni. Ma anche quando fa caldo continua a fare il suo lavoro di barriera. Tutto bene finché la muratura non si riempie di umidità di cui non riesce a liberarsi. E così compaiono le muffe in casa (o peggio si forma condensa dentro i pannelli isolanti).

Quindi, dopo aver migliorato l’isolamento termico della casa, è essenziale garantire una corretta ventilazione degli ambienti interni. In caso contrario, l’aria umida all’interno della casa (prodotta da cottura dei cibi, docce, respiri delle persone) potrebbe ristagnare, favorendo la formazione di condense superficiali e di muffe, soprattutto se la coibentazione è stata realizzata all’interno. Tecniche come la ventilazione meccanica controllata o anche semplicemente l’abitudine di arieggiare regolarmente i locali possono prevenire tali problematiche.

Ponti termici: come gestire soglie, spigoli e giunzioni strutturali

I ponti termici costituiscono sempre un punto critico. I capotti termici esterni risolvono quasi sempre senza problemi i ponti termici dovuti a travi e pilastri (cosa che non fa l’insufflaggio e che non fa sempre in modo efficace il cappotto interno).

Ma anche il cappotto migliore può risultare meno efficace se, in corrispondenza di giunti tra pannelli, spigoli, cassonetti delle tapparelle, soglie di finestre e balconi, non si presta la dovuta attenzione nel garantire la continuità dello strato isolante. Si tratta di punti di dettaglio per cui è necessario prevedere specifiche soluzioni tecniche che vanno studiate in modo puntuale da esperti del settore. Il rischio è sempre lo stesso: le aree non isolate o mal isolate diventano zone fredde in inverno e possono generare condense, con conseguente rischio di muffe o degrado localizzato.

Conclusioni: i vantaggi di isolare le pareti esterne

Migliorare l’involucro opaco di un edificio esistente, in particolare le pareti, rappresenta il primo passo per migliorare la classe energetica di una casa. Da un lato, infatti, ridurre le dispersioni termiche significa contenere il consumo di energia e, di conseguenza, i costi in bolletta. Dall’altro lato, un involucro ben isolato garantisce un comfort abitativo nettamente superiore, evitando la fastidiosa sensazione di “pareti fredde” in inverno e favorendo un maggiore benessere termico anche nei mesi più caldi.

Prima di intraprendere qualsiasi intervento di isolamento termico per pareti interne, cappotto termico esterno o insufflaggio, è buona pratica far eseguire una valutazione energetica professionale. Si tratta di una cosa che troppo spesso non viene fatta, prevedendo interventi sulla scorta del “sentimento” del momento. Un tecnico abilitato sarà in grado di suggerire la soluzione più adatta, tenendo conto delle caratteristiche costruttive dell’edificio, del budget a disposizione, delle aspettative di comfort e delle eventuali limitazioni normative o paesaggistiche.

In conclusione, intervenire sulle pareti di un edificio esistente rappresenta una scelta strategica e lungimirante per isolare termicamente casa. Grazie all’aiuto di professionisti e a un buon progetto, si possono ottenere risultati tangibili in termini di comfort, risparmio e sostenibilità. E, con l’accesso a bonus e detrazioni fiscali, l’investimento iniziale diventa ancora più conveniente, contribuendo a creare una cultura dell’abitare “green” e responsabile verso il pianeta.

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